Nobile Casata Giustiniani Borgia
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Messaggio  m.azzurra Sab Set 13, 2014 10:24 pm

Qui verranno conservate opere sacre o copie fedelmente riprodotte
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Messaggio  m.azzurra Sab Set 13, 2014 10:27 pm

[rp]

La soffitta Minist14


Apre la chiesa di Mirandola, una carezza di luce.
La Chiesa presente dove viviamo, è strumento per la realizzazione del progetto di Dio. Un incanto.
Luce e leggerezza sono gli elementi che caratterizzano la chiesa dedicata al Santo Possidonio.

Un viaggio per i fedeli alla scoperta della Chiesa e del suo grande abbraccio di madre; un viaggio intorno ai carismi,
alle vocazioni e ai tanti differenti doni che ne fanno una realtà ricca e variegata,
una famiglia presente in tutto il mondo, che vuole annunciare Dio e il suo messaggio d'amore e di speranza per tutti gli uomini.

Vi si notano tre porte d'ingresso a sud: una centrale, relativa alla navata maggiore e le altre due laterali, corrispondenti alle navate minori.

Il prospetto, nella parte inferiore, è costituito da una imponente gradinata di sei scalini; segue una zoccolatura sulla quale si alzano quattro paraste con basi e capitelli.
Di esse le due centrali racchiudono un portale in calcarenite, sormontato da un timpano spezzato al centro.
Le cappelle laterali sono ornate da imponenti altari.

Un ringraziamento va alla fondazione Borromeo e all'arcivescovo Padre Fabio Degli Scalzi, che ha permesso tutto questo nonché al Duca Daygar_ii.

Un particolare ringraziamento a Muses Corleone e al mio compagno di Viaggi, Mastro Pintorotto che mi hanno sostenuto moralmente in questa iniziativa.

La soffitta I6tTT7w


La soffitta G16


M.Azzurra De' Giustiniani Borgia
Ministro della Cultura Ducato di Modena
Diacono di Massa
Cappellano Nobiliare Santa Raffaella Arcangelo

Massa, 5 settembre 1462[/rp]
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Messaggio  m.azzurra Sab Set 13, 2014 10:27 pm

La soffitta 14bt85v

Piantina chiesa di Mirandola - Autrice M.Azzurra
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Messaggio  m.azzurra Sab Set 13, 2014 10:28 pm

Theflyinthenet ha scritto:Giunto all'inaugurazione della nuova sala dell'accademia, il cardinal arcivescovo salutò i presenti, quindi procedette alla benedizione:

"O Signore Onnipotente, nel tuo infinito amore, posa il tuo benevolo sguardo su questa sala e benedicila, facendo sì che la mirabile arte che in essa risplende sia testimonianza a te gradita dei talenti che ci hai donato.

Che la benedizione dell'Altissimo scenda su questa sala e la protegga. Amen!"


Accompagnò il tutto con un solenne gesto di benedizione, quindi attese di poter visitare con calma la sala.
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Messaggio  m.azzurra Sab Set 13, 2014 10:29 pm

Kali_ ha scritto:Conoscere il proprio Patrono era fondamentale, quindi l'Arcivescovo preparò una pergamena con la vita di San Possidonio da far leggere ai fedeli e la appose sotto il quadro raffigurante il Santo, dipinto dalla Contessa Corinne de Rossi in occasione del concorso indetto dalla fondazione Borromeo

La soffitta E64odf

[rp]
San Possidonio (330 – 412 DC)


La giovinezza


San Possidonio nacque col nome di Possidio circa trecento trent’anni dopo la venuta di Christos in una cittadina della Spagna, sotto il dominio di Roma. La sua famiglia era una delle più importanti della regione ed egli in gioventù potè così vivere nel lusso e nello sfarzo.
Suo padre morì presto e, ancora giovane, Possidio divenne proprietario di tutte le terre del padre, che comprendevano vasti campi e numerosi allevamenti. Possidio divenne noto per il modo in cui sfruttava la manodopera locale senza alcun giudizio: difatti non era raro che assumesse per 12 soldi braccianti per raccogliere il grano, o che per molto meno facesse macellare le sue mucche; eppure, questi atti di schiavismo non erano criticati apertamente dalla popolazione, poiché Possidio era ricco e potente e faceva paura.

L’incontro con l’Aristotelismo


Un giorno, tra i braccianti assoldati da Possidio, vi era un vecchio che era stato destinato al lavoro negli orti. Possidio nel vederlo rimase sorpreso, poiché era vecchio e debole, ma rimase ancora più sorpreso quando lo vide lavorare senza alcuna lamentela, mentre tutti gli altri braccianti erano soliti lamentarsi per la durezza dei lavori svolti e per la misera paga. Quando la giornata di lavoro fu conclusa, Possidio volle andare personalmente dal vecchio per pagarlo con i 12 soldi stabiliti, ma il vecchio li rifiutò.
“Come, vecchio? Ti sei spaccato la schiena nel mio orto per tutto il giorno, e rifiuti i miei soldi? Vuoi forse dire che son troppo pochi?” gli domandò Possidio.
“Ho lavorato con piacere nel tuo campo, giovanotto, perché il lavoro manuale aiuta ad elevare lo spirito” rispose il vecchio.
“Almeno accetta i 12 soldi per il lavoro, o si dirà in giro che non pago i miei braccianti!” ordinò Possidio.
“In verità, li paghi poco, giovanotto, ma nessuno osa dirtelo per paura” ribattè ancora il vecchio.
Allora Possidio lo afferrò per le vesti e lo guardò con aria minacciosa, ma il vecchio riprese: “Non accetterei comunque i tuoi soldi, neppure se fossero il giusto prezzo per il mio lavoro. Non è ai beni terreni che noi uomini dobbiamo guardare, ma ai beni della nostra anima e alle virtù. Essere ricchi e compiere soprusi sui deboli non ci aiuterà a giungere alla vera felicità e alla salvezza. Rifletti su questo, giovanotto”
Furibondo, Possidio ordinò che il vecchio fosse incarcerato e si ritirò nelle sue stanze. Nella solitudine della notte, però, le parole del vecchio cominciarono a farsi largo nella sua mente e nel suo cuore, ed egli cominciò a riflettere. In effetti, nonostante fosse ricco e potente, non si sentiva affatto felice, sentiva che qualcosa mancava alla sua anima, e lentamente cominciò ad accettare questa condizione a lungo nascosta persino a sé stesso.
Ordinò quindi che il vecchio fosse liberato e condotto innanzi a lui il giorno dopo, e quando lo ebbe di fronte gli domandò: “Conosci tu forse un modo per trovare la salvezza di cui hai tanto parlato senza ricorrere ai beni terreni?”
Allora il vecchio annuì ed espose a Possidio le virtù aristoteliche, e parlò a lungo dell’unico vero Dio che è Amore incommensurabile e dell’Amicizia aristotelica, gli raccontò delle vite dei due Profeti e degli apostoli che dopo Christos avevano dato la vita per diffondere il suo messaggio di fede, e accennò alle agiografie di tutti quei seguaci che, pur perseguitati dai Romani, continuavano a diffondere la parola dell’Altissimo.
Possidio fu colpito da quelle parole e nel suo cuore nacque il desiderio di approfondirle, cosicchè nominò il vecchio suo maestro e da allora trascorse intere giornate chiuso nelle sue stanze con lui, ascoltando la parola dei due Profeti e la via delle Virtù.


L’ordinazione e i viaggi


All’epoca, la fede aristotelica non era più perseguitata dai Romani, e dunque i suoi chierici potevano predicare e svolgere le loro funzioni alla luce del Sole, senza alcun timore. Possidio trascorse un intero anno facendosi istruire dal vecchio, finchè non decise che per lui era giunto il momento di intraprendere quella via di cui tanto aveva appreso e che sentiva di desiderare con tutto il cuore.
Si affacciò dal balcone del suo palazzo e, fatti riunire sotto di esso tutti i braccianti che avevano lavorato nei suoi campi, annunciò: “Fratelli, ho deciso finalmente di intraprendere la via della Chiesa. Negli anni passati mi sono comportato male con voi, vi ho tartassati e non vi ho pagati quanto meritavate per il vostro lavoro; ma adesso, poiché nella via che seguirò le ricchezze materiali non contano, lascio tutto questo a voi. Prendete i miei campi, i miei allevamenti, le mie terre, divideteli fra voi, e prosperate!”
Fatto ciò, Possidio era pronto per partire. Lui e il vecchio si recarono a Valencia, che era la capitale di quella provincia e il luogo dove il giovane avrebbe compiuto i suoi studi. Lì Possidio cambiò il suo nome in Possidonio e ricevette il sacramento dell’ordinazione, pronunciando i quattro voti di castità, carità, umiltà e mansuetudine, rinunciando per sempre ai piaceri della carne, ai vizi e alla violenza. Studiò per due lunghi anni le basi filosofiche e teologiche del pensiero aristotelico, apprendendo i segreti del Libro delle Virtù e studiando la logica, la morale, l’ontologia, la metafisica, la teologia.
Per apprendere le virtù e le idee trascendentali, dovette invece studiare il greco antico; ma poiché non tutti i libri erano reperibili in Valencia, dovette viaggiare a lungo in quasi ogni parte dell’Impero, tanto a Oriente che in Occidente. Durante i suoi numerosi viaggi, sempre fatti assieme all’inseparabile vecchio maestro, Possidonio diede prova di grande carità e solidarietà verso i più poveri: in particolare, donava 5 soldi alla fine di ogni messa, e non vi fu chiesa nell’Impero nella quale non fece tale donazione.

Possidonio a Mirandola


Sulla strada per Roma, dove Possidonio avrebbe ricevuto la nomina a vescovo direttamente dal Sant Padre, i due vennero assaliti da un gruppo di briganti, i quali li spogliarono dei loro miseri beni e li lasciarono nella polvere, senza neppure degnarsi di aiutarli a rimettersi in piedi.
Possidonio, che dei due era il meno dolorante, si caricò sulle spalle il vecchio maestro e proseguì a piedi per tutta la giornata, ignorando la stanchezza, finchè non giunse in un piccolo borgo con un rigoglioso frutteto. I guardiani della città raccolsero i due viaggiatori ormai stremati e li condussero in una locanda a riposare, avvertendo il governatore locale del loro arrivo. Questi si recò dai due chierici non appena essi si furono ripresi, e fu molto sorpreso quando seppe che non avevano voluto sporgere alcuna denuncia ai viceprefetti circa l’identità dei briganti che li avevano assaliti; ma ogni suo dubbio svanì quando seppe che erano davvero due ecclesiastici, noti per la loro carità e umiltà.
“Vedete, Mirandola manca di una guida spirituale da molto tempo” disse il sindaco “Sarei onorato se, per qualche tempo, fino al ritorno del parroco partito per un viaggio a nord, voi rimaneste qui a ricoprire la sua carica. I fedeli si sentono abbandonati dalla Chiesa e temiamo che pericolose eresie possano diffondere fra la popolazione”
Senza indugi Possidonio accettò, scartando per qualche tempo l’idea di recarsi a Roma. Nella cittadina di Mirandola rimase tre mesi, svolgendo al meglio il suo compito, finchè il vecchio parroco non tornò; seppe farsi amare dalla popolazione, si fece notare per i suoi accesi sermoni, rivolti sempre al popolo basso che ormai era arrivato ad amare, e soprattutto amministrò il culto aristotelico e i sacramenti con molta serietà, ricevendo il plauso dello stesso arcivescovo di quella regione.
Durante quella sosta, però, vi fu un triste evento che oscurò la felicità di Possidonio, ossia la morte del suo vecchio maestro, ormai giunto alla fine dei suoi giorni dopo una lunga vita trascorsa a predicare per il mondo la dottrina di Aristotele e Christos. Possidonio vegliò sul suo corpo per tre notti, piangendo la morte del caro amico a cui doveva tutto, poi celebrò una messa semplice e toccante in suo onore, e quando il parroco rientrò in città ripartì subito, il cuore contrito, verso Roma.


L’elezione a vescovo


A Roma, Possidonio giunse preceduto dalla sua fama di uomo misericordioso e caritatevole, che aveva retto la parrocchia di Mirandola, che aveva diffuso il verbo aristotelico fra i poveri e aveva fatto consistenti donazioni a favore dei poveri. Venne così ricevuto dal Santo Padre, e il giorno stesso ricevette la nomina a vescovo della città di Valencia, nella terra di Spagna da cui era venuto.
Durante la sua breve permanenza a Roma, il vescovo Possidonio venne invitato a presenziare un processo contro alcuni briganti pagani noti per i loro crimini contro gli Aristotelici, accusati fra l’altro di aver bestemmiato l’Altissimo e di aver depredato una Chiesa, tutte colpe legalmente punibili. Quando Possidonio vide i colpevoli, riconobbe in essi i briganti che avevano aggredito lui e il suo maestro sulla via per Roma, e disse subito: “Fermi, non puniteli! È più facile infatti insegnare la via della virtù e dell’Amicizia attraverso il perdono, che con la punizione. Fratelli, pentitevi dei vostri peccati e abbracciate la fede nell’Altissimo, che a differenza dei vostri miseri dei pagani vi perdonerà e vi purificherà”
Al che, i predoni si pentirono e umilmente richiesero il battesimo, che venne celebrato da Possidonio in quello stesso luogo. Di questi briganti, tre divennero poi a loro volta ecclesiastici e santi, a dimostrazione di quanto penetrante fosse il messaggio di Aristotele e di Christos per mezzo delle parole di Possidonio, servo dell’Altissimo.


L’invasione dei Vandali e l’esilio


Per molti anni dopo il suo rientro in Spagna, Possidonio amministrò la diocesi di Valencia con impegno e dedizione; avrebbe potuto ricevere molte alte cariche, essere fatto arcivescovo o cardinale, o persino Papa, ma ogni volta che gli veniva proposta una cosa del genere lui rifiutava, per timore di allontanarsi troppo dai poveri fedeli di Valencia che amava come figli e ai quali era diretto tutto il suo amore.
Nell’anno 412 dopo la venuta di Christos, però, quella regione della Spagna venne invasa da una popolazione barbara, i Visigoti, i quali misero a ferro e fuoco molte città popolose e ricche. Il re dei Visigoti era un fervente sostenitore della religione pagana predicata soprattutto fra i barbari del Nord, e non vedeva di buon occhio l’Aristotelismo professato dai vescovi di quella regione, così ordinò ad essi di convertirsi immediatamente alla sua religione. Tutti accettarono, tutti tranne Possidonio, che, ormai vecchio ma non ancora indebolito né nel corpo né nello spirito, venne condotto dinanzi al re dei barbari.
“Tu osi sfidarmi continuando a seguire la tua dottrina, pazzo di un vescovo!” lo rimproverò il re “Forse che la tua vita non conti nulla per te?”
“In verità, se io rinunciassi alla mia fede salverei il mio corpo, ma non la mia anima” rispose Possidonio “La vera forza non sta nelle armi con cui mi minacci, ma nella volontà con cui rimango fedele alla mia dottrina anche sotto minaccia”
Il sovrano barbaro rimase colpito dal disprezzo per la morte di Possidonio e ordinò che venisse immediatamente esiliato; se mai fosse tornato nel regno che i Vandali si erano appena conquistati, sarebbe stato giustiziato.


La fonte d’acqua


Possidonio si mise dunque in viaggio, da solo, verso il confine, dopo aver giurato al re dei barbari che non sarebbe più tornato. Avvolto in vesti lacere e consunte, con un misero bastone da passeggio e poche provviste, giunse a un piccolo villaggio. Qui, nonostante la popolazione sembrava versare in uno stato di miseria, fu accolto festosamente e venne invitato a trattenersi lì qualche giorno, invito che non declinò.
Purtroppo, sul villaggio si era abbattuta una terribile disgrazia: da quasi due anni non vi era più acqua che sgorgasse dal terreno, il fiumiciattolo del villaggio si era prosciugato inspiegabilmente e le piogge erano scarse. Eppure, Possidonio vedeva che gli abitanti del luogo gli offrivano sempre la loro acqua, rinunciando a berla per dare prova di ospitalità con lo straniero. Commosso da quel gesto, Possidonio decise di ricompensare gli abitanti del villaggio, che avevano dato prova di grande carità e di virtù.
Si fece condurre al centro del villaggio e qui sollevò il bastone e invocò l’Altissimo: “O Signore, che Ti Sei manifestato in mezzo a noi grazie all'intercessione dei Tuoi due Profeti, fa scendere la Tua solenne benedizione su questa terra e dona a questa popolazione l’acqua, simbolo di vita ma anche di purificazione dal peccato”
Allora battè il bastone sul terreno, ed ecco che subito sgorgò acqua in abbondanza dal terreno stesso. I cittadini del piccolo villaggio cominciarono a festeggiare e a inneggiare al loro salvatore, ma purtroppo tale schiamazzo attirò anche le guardie vandale che erano di stanza lì, e quando esse riconobbero in Possidonio il responsabile di tale disordine lo arrestarono, per ricondurlo a Cartagine, dal loro re.
In tale occasione, un giovane armato di un bastone si parò di fronte al vecchio e fece per difenderlo, ma lo stesso Possidonio gli intimò di fermarsi: “Non gettare la tua vita così, giovanotto! Si vede che il mio tempo volge al termine, il tuo è appena cominciato. Non versate sangue innocente per me, ora che sono felice di aver compiuto la mia missione fino in fondo”
Così, venne arrestato.


Il martirio


Quando il re dei Visigoti si vide nuovamente di fronte il vecchio vescovo che aveva scacciato, fu pieno di rabbia e ordinò immediatamente che fosse condotto in pubblico per essere giustiziato, non volendo sentire alcuna ragione. Possidonio si lasciò guidare dai suoi carnefici senza opporsi, poiché non aveva affatto paura della morte.
Venne condotto nella piazza centrale di Valencia e lì, dinanzi a una grande folla, decapitato. Le tue ultime parole furono rivolte all’Altissimo: “Signore, accogli la mia anima al Tuo fianco, non dimenticarti di me quando chiamerai a Te i giusti e i virtuosi, permettimi di contemplare la Tua luce e la sapienza dei Tuoi due Profeti”
Così morì, nell’anno del Signore 412. La folla, essendo composta in buona parte da Aristotelici che nascondevano la loro fede solo per timore di essere perseguitati dai Visigoti, assalirono i carnefici quando essi minacciarono di buttare in una fossa comune il corpo del vescovo, riuscendo a portare via la testa del martire, che venne nascosta per qualche tempo in casa di un ricco mercante della città, un tempo amico di Possidonio; quanto al corpo,uno degli stessi consiglieri di corte del re, mosso a pietà e colpito dall’insofferenza dell’uomo di fronte alla morte, fece in modo che i suoi fedeli potessero trovarlo e dargli degna sepoltura.
Molti anni dopo, il corpo e il teschio furono ricomposti assieme al bastone che Possidonio aveva usato per operare il suo miracolo. Quando anche gli Arabi invasero quella zona dell’Africa e minacciarono di distruggere le spoglie mortali del santo, un pio fedele fece in modo che le reliquie fossero condotte sane e salve a Mirandola, dove venne eretta una chiesa in suo onore.


Simbologia e reliquie


Nell’iconografia religiosa, San Possidonio è raffigurato come un uomo vestito di un abito lungo e lacero, simbolo della sua umiltà e sobrietà anche quando ricoprì la carica di vescovo. Il suo simbolo più importante è il bastone, col quale compì il miracolo della fonte.
Le reliquie attribuite al santo sono varie. A Mirandola si trovano, oltre alle spoglie mortali del santo e al bastone con cui compì il suo miracolo, il sobrio calice con cui egli celebrò le messe a Mirandola durante la sua permanenza lì; anche la casa dove il santo visse per qualche tempo è ancora in piedi ed è stata inglobata nell’attuale chiesa di San Possidonio.
A Valencia sono conservati invece un dito del santo e un orlo del suo abito da vescovo, custodito per secoli da alcuni suoi fedeli e ora anch’esso sulla via per Mirandola.[/rp]
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Messaggio  m.azzurra Sab Set 13, 2014 10:30 pm

La soffitta Neesyg

Progetto Cripta Chiesa di Mirandola - Autrice M.Azzurra
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Messaggio  m.azzurra Sab Set 13, 2014 10:31 pm

La soffitta Sgo5ls

Schizzo Vista prospettica Tomba San Possidonio - Chiesa di Miramdola
Autrice M.azzurra
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Messaggio  m.azzurra Sab Set 13, 2014 10:32 pm

La soffitta 2e6d7xw

Schizzo Fonte Battesimale. Chiesa San Possidonio Mirandola
Autrice M.Azzurra
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Messaggio  m.azzurra Sab Set 13, 2014 10:33 pm

La soffitta Raffigurazionevescovoincorn2_zps3dbd7c1a
Tela realizzata nell'Accademia d'Arte Corleone
Autore: Pintorotto - Ritratto "Il calice di San Possidonio"
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Messaggio  m.azzurra Sab Set 13, 2014 10:34 pm

La soffitta Dqi24j
Provenienza: Accademia d'Arte Corleone
Autrice: Baakmat - Ritratto di San Possidonio
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Messaggio  m.azzurra Sab Set 13, 2014 10:34 pm

La soffitta Rh4uh0
Provenienza: Accademia d'Arte Corleone
Autrice: Baakmat - Il calice di San Possidonio
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Messaggio  m.azzurra Sab Set 13, 2014 10:35 pm

La soffitta NDZi5zK
Provenienza: Accademia d'Arte Corleone
Autrice: Rosa_selvaggia - Il Miracolo di San Possidonio
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Messaggio  m.azzurra Sab Set 13, 2014 10:36 pm

La soffitta RcptWem
Provenienza: Accademia d'Arte Corleone
Autrice: Rosa_selvaggia - Il Miracolo di San Possidonio
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Messaggio  m.azzurra Gio Set 25, 2014 5:06 pm

La soffitta 2wnr9qd

Provenienza Accademia d'Arte Corleone
Autrice: Ladyblu - La Cattedrale di Modena San Possidonio
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Messaggio  m.azzurra Gio Ott 23, 2014 2:25 am

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Tela realizzata nell'Accademia d'Arte Corleone
Autore: Pintorotto - Ritratto "Il Miracolo di San Possidonio"
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La soffitta Empty Relazione Finale San Possidonio Mirandola - Autrice M.azzurra

Messaggio  m.azzurra Gio Ott 23, 2014 2:27 am

Relazione Finale San Possidonio Mirandola - Autrice M.azzurra

Aristotele definiva Dio “primo motore”. Mai parole furono più azzeccate. Pochi uomini nella storia hanno macinato centinaia, migliaia, centinaia di migliaia di passi come gli apostoli di Christos, per diffondere il Verbo. Questi pellegrini potevano fare affidamento sulle loro gambe. Forse qualcuno di loro sarà andato anche in carrozza di tanto in tanto, ma il concetto rimane lo stesso: i loro viaggi sono stati impressionanti, e i sandali consumati un bel numero. E il loro esempio si è tramandato nel corso dei secoli. Oggi il pellegrinaggio religioso potrebbe muovere i popoli.
C’è chi si reca verso luoghi di straordinaria bellezza perché affascinato dal loro valore storico strettamente legato a una cultura spirituale millenaria. Altri perché mossi da un profondo bisogno interiore di toccare con mano gli edifici che hanno accolto santi e beati. Quale che sia il motivo un pellegrinaggio è davvero un viaggio nel senso più pieno del termine: persegue uno scopo, attraversa numerose località, arricchisce l’animo e connette persone.
Questa pratica devozionale consiste nel recarsi, da soli o in gruppo, a un santuario o a un luogo comunque sacro per compiervi speciali atti di religione, sia a scopo di pietà sia a scopo votivo o penitenziale.
L’uso del pellegrinaggio ha sempre, tra le sue condizioni, il concetto del luogo sacro, cioè l’idea che in determinati luoghi, più che altrove, si manifesti una potenza divina o, comunque, sovrumana, in cui la sacralità, concepita come insita nella natura, passa in secondo piano rispetto a quella ritualmente conferita al tempo e allo spazio.

Una pratica che trova luogo anche a Mirandola ove vi è il corpo e qualsiasi cosa che sia rimasto di San Possidonio dopo la sua morte, così come pure gli oggetti che sono venuti effettivamente a contatto con il corpo del Santo durante la sua vita e le reliquie reali che includono la pelle e le ossa, gli abiti, gli oggetti usati per la penitenza.

Cos’ha questa città che attrae tutti in modo così profondo?
Cos’è che spinge il pellegrino aristotelico a venire a Mirandola?

Quanti ricordi, quante immagini, quanta passione e che gran mistero avvolge la parola Mirandola! Per noi aristotelici rappresenta il punto geografico dell'unione fra Dio e gli uomini, fra l’eternità e la storia.
Fare un pellegrinaggio a Mirandola significa mettersi in cammino e fare del viaggio fisico un “cammino dell'anima." E camminare su questa terra con il cuore, l’anima e la mente in ascolto per fare un incontro di conversione, di devozione, di ascolto.
A Mirandola sono conservati, oltre alle spoglie mortali del santo e al bastone , col quale compì il miracolo della fonte, il sobrio calice con cui egli celebrò le messe nella stessa città durante la sua permanenza. Inoltre è possibile visitare la casa dove il santo visse per qualche tempo è ancora in piedi ed è stata inglobata nell'attuale chiesa di San Possidonio.

M.azzurra De' Giustiniani Borgia

Diacono Di Massa
Teologo Aristotelico
Cappellano Nobiliare Santa Raffaella Arcangelo
Intendente Abbazia Cistercense Fornovo

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La soffitta Empty Parte seconda - Raccolta Pergamene Vicario Parrocchiale Gian Galeazzo di Modena

Messaggio  m.azzurra Sab Feb 06, 2016 7:01 pm

La soffitta 25p1g1z

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Messaggio  m.azzurra Sab Feb 06, 2016 7:21 pm

La soffitta Tumblr_lty37cDXoo1qgwakno1_250

Cinciallegra
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La soffitta Empty candelina

Messaggio  m.azzurra Sab Feb 06, 2016 7:22 pm

La soffitta Candellafiore
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Messaggio  m.azzurra Sab Feb 06, 2016 7:23 pm

La soffitta Bouquet-di-gigli-margherite-iris-garofani_285
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Messaggio  m.azzurra Sab Feb 06, 2016 7:24 pm

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Messaggio  m.azzurra Sab Feb 06, 2016 7:25 pm

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ritagliare
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La soffitta Empty Dalla Vita di Christos, capitolo V

Messaggio  m.azzurra Sab Feb 06, 2016 7:39 pm



Dalla Vita di Christos, capitolo V



Joshua camminava nel deserto già da diversi giorni, bevendo l'acqua del suo otre e mangiando cavallette dalla sabbia, quando, stanco, fu pervaso dal desiderio di sdraiarsi e di non muoversi più. Sembrava che una forza misteriosa gli dicesse:

"Fermati, Christos, figlio di Joseph, perchè sei stanco. Se lo desideri, potresti girarti e ritornare a casa tua senza faticare oltre."

Era la creatura senza nome, che aveva vissuto nell’oscurità per millenni. Essa non voleva che, attraverso Christos, la parola d'amore di Dio fosse diffusa. Aveva deciso di corrompere Christos al fine di distoglierlo dalla sua giusta missione. Se le radici dell’albero fossero state recise, non avrebbe dato frutto.

Christos rispose, senza rabbia: " Vattene da me, tu che mi vuoi far smarrire nell’ozio, io continuerò perchè il mondo appartiene a coloro che si alzano presto !"

E in quel momento la tentazione del riposo sparì.

Dopo, poiché Joshua aveva digiunato per giorni, divenne sempre più affamato. Aveva dolori alla pancia, e gli era venuto il desiderio di mangiare le ultime provviste che gli erano rimaste nel suo sacco di pelle di pecora. La creatura senza nome, dotata di un eccezionale carisma, gli disse:

"Apri il tuo sacco Christos, figlio di Joseph, poiché sei affamato. Mangia questo pane e questa carne che ti attendono. Potrai sempre mangiare le cavallette più tardi."

Christos gli rispose ancora senza rabbia:" Vattene, tu che mi vuoi far smarrire nell’ ingordigia. Non aprirò la mia borsa, poiché il mondo appartiene a coloro che sanno resistere alla fame."

In seguito, mentre Christos si trovava in un bel paesaggio del deserto, era stanco, affamato e le sue membra gli facevano male. Improvvisamente, fissando l'orizzonte davanti a se, ebbe l’impressione di vedere un’oasi. Era un laghetto circondato da verdi cespugli. L'oasi era molto lontana, ma le lacrime di gioia sembravano non tenerne conto. Christos si accorse ben presto delle figure femminili, nude, che facevano il bagno nelle acque. La voce mielosa della creatura senza nome gli disse:

"Perchè esiti, Christos, figlio di Joseph, ad unirti a loro? Non le senti? Quelle belle donne che ti chiamano? Sono lì per te! E sono bellissime, caspita!"

Christos rispose, senza rabbia:" Vattene, spirito del vizio, che vuoi perdermi nella lussuria. Non devierò dal mio percorso, poiché, come è vero che ti ho detto, quella oasi e quelle donne spariranno dalla mia vista."

E infatti, ben presto, l’immagine dell’oasi sparì, lasciando Christos a guardare soltanto il deserto che si estendeva fino all’orizzonte ed era illuminato dal sole.

Così, quando Joshua iniziò a camminare, senza guardarsi indietro, improvvisamente vide davanti a se l’immagine di una grande città. Questa città era splendida, le torri e le mura non nascondevano la sua ricchezza e le sue case, decorate con oro e pietre preziose, sembravano brillare come migliaia di fuochi. Una cupola spuntava sopra la città, superando tutte le altre. Era il palazzo del sindaco. La voce sommessa della creatura senza nome chiamò Christos:

"Vedi quella bella città? Pensa alle sue ricchezze! Con i tuoi talenti, se lo desideri, puoi diventare il sindaco. Poiché, in verità, sei stato in grado di sopportare il digiuno per tutti questi giorni, resistendo anche alla stanchezza e alla lussuria; la tua forza d’animo potrà portarti molto in alto!"

Così Christos gli rispose, senza arrabbiarsi:" Vattene, spirito maligno che vuole farmi perdere nell’orgoglio, nell'invidiae nell’avarizia. Io resisterò anche a questi peccati perchè è un uomo piccolo quello che che cede a queste pulsioni.”

La creatura senza nome gridò:" Dio ci ha reso i suoi figli, perchè siamo i più forti tra le sue creature. Fra noi, io sono il suo preferito, perchè io sono il più forte tra noi. Ho capito da solo che il forte ha sempre dominato il debole, come gli uomini dominano le mucche, i maiali e le pecore. Dio ci ha dato la sua creazione per provare i mille piaceri del corpo e dello spirito che meritiamo. Vi è un modo migliore di omaggiare Dio di saper apprezzare i piaceri della sua creazione?"

Ma Christos ribatté:" Vattene, tentatore! La tua presenza in mezzo alla creazione è un insulto verso Dio. Io ti conosco non come il suo preferito. Lui ti relegò all’oscurità perchè ti eri allontanato dalla sua luce. Ti ha lasciato la parola solamente per testare la fede degli umani."

E aggiunse:" Dio ci ha reso i suoi figli, poiché siamo gli unici che possono amare senza aspettarsi niente in cambio. Non ti ha dato questo titolo, creatura vile, poiché non hai un cuore, poiché la tua anima è nera come il carbone. Effettivamente, il mondo, creato da Dio, offre migliaia di piaceri a anche di più. Effettivamente, dobbiamo rendergli omaggio sapendoli apprezzare con il giusto valore. Ma questi piaceri devono essere gustati e non divorati. Solo la virtù, come ci è stato insegnato dal profeta Aristotele, ci permette di apprezzare questi piaceri mondani senza cadere nel vizio e nel peccato."

Concluse infine:" Questo poiché il peccato è la negazione della perfezione divina. Il totale abbandono a molti piaceri è accompagnata dalla deviazione dall’amore di Dio, mentre l’assaporare misuratamente i piaceri della creazione divina può essere fatto soltanto nell’amore del nostro Creatore. Adesso vattene."

Improvvisamente, la creatura senza nome, che era strisciato al fianco di Joshua, sparì, lasciandolo solo alle porte del deserto. Aveva attraversato il paese delle tentazioni in quaranta giorni.
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Messaggio  m.azzurra Sab Feb 06, 2016 7:41 pm

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La voce sommessa della creatura senza nome chiamò Christos: "Vedi quella bella città? Pensa alle sue ricchezze! Con i tuoi talenti, se lo desideri, puoi diventare il sindaco. Poiché, in verità, sei stato in grado di sopportare il digiuno per tutti questi giorni, resistendo anche alla stanchezza e alla lussuria; la tua forza d’animo potrà portarti molto in alto!"

Così Christos gli rispose, senza arrabbiarsi:" Vattene, spirito maligno che vuole farmi perdere nell’orgoglio, nell'invidia e nell’avarizia. Io resisterò anche a questi peccati perché è un uomo piccolo quello che che cede a queste pulsioni.”
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Messaggio  m.azzurra Sab Feb 06, 2016 7:42 pm

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